Non ho mai voluto “diventare poeta”. 

Ho iniziato a scrivere poesie semplicemente perché ho sentito il bisogno di esprimere alcuni pensieri. E la musicalità dei versi me li ha resi limpidi, diretti, sintetici come desideravo. Definirmi tale – o sentirmi definire tale – mi crea un certo imbarazzo. Accetto la definizione di “poeta” nella misura in cui ognuno di noi lo è nel momento stesso in cui decide di raccontare una sua visione delle cose, una sua emozione, un suo pensiero in versi.

Certamente, sono esistiti ed esistono poeti indiscutibilmente straordinari, altri bravi e altri ancora meno bravi. Ma io penso che, in fondo, dentro di noi tutti noi siamo un po’ poeti. C’è della poesia nel fondo delle nostre anime e dei nostri cuori; c’è della poesia nei nostri gesti quotidiani, nelle nostre gentilezze e anche nella nostra brutalità. Bisogna cercarla e crearle lo spazio perché possa emergere spontaneamente.

A me è successo per la prima volta quando una mattina (ero ancora uno studente di Economia a Milano) mi alzai e iniziai a pensare alle “mille” cose che dovevo fare. Anzi, ero ancora a letto quando i pensieri iniziarono a ronzare nella mia testa. Tutte queste cose da fare si accavallavano nella mia mente e ognuna gridava per attirare l’attenzione su di sé. Era come avere in testa un progressivo caos fatto di pensieri rumorosi ammassati. E non sapevo a quale per primo dare retta e in quale ordine avrei potuto procedere per mettere fine a quel caos. Non so come, mi venne in mente l’immagine di tanti grilli frenetici e rumorosi che avvolgevano il mio cervello.

Nacque così la mia prima poesia, dando una breve descrizione di quell’immagine e di quale situazione rappresentasse.

Le altre sono venute alla luce più o meno nello stesso modo, mettendo ordine nei pensieri, dando forma a un’emozione, una sensazione, una preoccupazione, un sentimento, una curiosità verso qualcosa o verso qualcuno.Le poesie a me più care sono nate mentre correvo cioè, nel momento di massima libertà per me. Credo c’entri qualcosa con la sensazione di felicità che si prova facendo sport e con la reazione naturale del corpo durante l’attività sportiva. Una è nata in un sogno che mi ha svegliato nel cuore della notte. Altre nel girovagare della mente nella vita quotidiana. Molte sono nate dal disagio per situazioni verso le quali provo totale impotenza, come se volessi dedicare almeno un pensiero a situazioni e persone lontane che affrontano tragedie per noi inimmaginabili.

Questo è quello che ricordo della nascita delle mie poesie. Esse sono la rappresentazione di un momento e non il frutto di un’attività intenzionale, manieristica.

La contemplazione della natura mi aiuta spesso a creare il sottofondo ideale per ricevere e cogliere i segnali che il mondo manda. Predispormi all’ascolto del mondo che mi circonda è l’atteggiamento che ritengo ideale per conoscere e conoscermi meglio.
Senza avere fretta di dare vita ad una qualsivoglia composizione.

Un giorno mi sono reso conto di avere abbastanza materiale da poter pubblicare e ho iniziato a sognare di farlo. Ho proseguito a scrivere col chiaro intento di mettere tutto in un libro. Così ho fatto per il primo e, poi, per il secondo.

LIBRI